Il datore di lavoro non può richiedere troppe visite fiscali. Un comportamento del genere rientra nel mobbing e il dipendente può fare domanda di risarcimento.
Quando le visite di controllo dell’INPS per verificare la malattia del lavoratore diventano eccessive si parla di atti persecutorie messi in atto nei confronti del dipendente. Proprio quelli che rientrano della definizione di mobbing.
Per mobbing si intende un insieme di comportamenti persecutori e aggressivi sul posto di lavoro. La vittima viene emarginata o continuamente sottoposta a stress e intimidazioni. Si parla di mobbing solo se questi atti vengono protratti nel tempo verso lo stesso lavoratore dai membri dell’ufficio oppure dal datore di lavoro e hanno un intento persecutorio. Qui si ricollegano le visite fiscali che l’azienda può richiedere all’INPS per verificare se il dipendente è davvero malato.
Il datore di lavoro ha il diritto di verificare se il certificato medico inviato dal lavoratore corrisponde a verità. Può dunque fare domanda di visita fiscale di controllo al fine di accertare non solo la malattia ma che l’interessato si stia curando per tornare il prima possibile a lavoro. C’è un limite alle visite che può richiedere?
La normativa non fissa un limite massimo di richieste di controllo che il datore di lavoro deve rispettare per verificare la malattia del dipendente. Ma quando diventano veramente troppe in poco tempo allora si parla di abuso e il comportamento può essere considerato persecutorio. Da qui l’accusa di mobbing.
Il datore di lavoro non può vessare il dipendente con ripetuti e vicini controlli. Lo ha stabilito la Corte d’Appello di Bari con una sentenza del 2022. Un lavoratore aveva denunciato le dodici visite fiscali in tre mesi ossia una visita di controllo a settimana. Per i Giudici pur rientrando in un diritto dell’azienda inviare il controllo se così eccessivo diventa una condotta vessatoria e persecutoria che può causare danni all’integrità psicofisica del dipendente.
La Corte d’Appello ha dato ragione, dunque, al lavoratore in malattia costringendo il datore di lavoro ad un risarcimento. Non si può abusare di un diritto e, dunque, le visite fiscali sono permesse ma in un numero ragionevole in un tempo limitato.
Ricordiamo che ci sono degli orari precisi in cui farsi trovare in casa dal medico inviato dall’INPS e che sono cambiati per i dipendenti pubblici. Questi avevano un range superiore rispetto ai lavoratori privati. Tale differenza è stata giudicata discriminatoria e, di conseguenza, ora gli orari di visita fiscale saranno gli stessi per tutti i dipendenti.
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